tradimenti
Il Migliore Amico. 3
di Pprossa
21.01.2025 |
3.574 |
17
"" Decisero di andare per un caffè..."
Corrado percepì qualcuno indurre il suo corpo insonnolito e la sua mente esausta ad abbandonare quel fastidioso stato di dormiveglia, in cui in parte era sveglio e in parte si stava per addormentare. Non appena sentì un soffio sopra al suo orecchio, si svegliò del tutto. Lanciò un’occhiataccia a Laura, che trovò in piedi. "Perché hai sentito l’esigenza di svegliarmi?" Le chiese con la voce impastata dal sonno."Oh! Dovrei scusarmi? Ti ho visto qui e devo parlarti." spiegò.
Corrado si alzò dal divano con cautela, facendo cadere sul tappeto il telecomando della TV ancora accesa. "Che ore sono?"
Laura guardò l’orologio al polso. "Le 03:10 del mattino."
Lui brontolò con la fronte aggrottata e gli occhi socchiusi. "A quest'ora rincasi? Dove cazzo sei stata? Con chi cazzo sei stata?"
Lei lo spinse via. "Le domande le faccio io." urlò, "non provare a girare la frittata, stronzo. Dunque?" gli domandò per condurlo da un’altra parte.
"Sì? Dunque cosa?"
Laura sgranò gli occhi "Hai passato la notte scorsa fuori. Con chi hai scopato?" replicò lei con un tono della voce bislacco.
Corrado si sentì mortificato "Come osi pensare di me a quel modo quando sei tu che..." CIAF! Il suono dello schiaffo invase la stanza. Corrado si portò una mano sulla guancia bruciante. "Ma che cazzo fai?! Sei impazzita?"
"Amore, amore, amore. Scusa." Laura si allungò ad abbracciarlo e quasi caddero sul tappeto. Gli occhi di Corrado incontrarono due zaffiri bagnati dalle lacrime. Oh, no! Schiuse le labbra mentre scorreva lo sguardo lungo tutta la figura di sua moglie. Il body che indossava le fasciava divinamente l’addome. Le braccia, snelle, lasciate scoperte, erano due ammassi sodi con la pelle come la seta. Il tipo di corpo, alto, snello, che avrebbe fatto impazzire qualunque uomo. Dalla vita in giù indossava dei semplici jeans e delle décolleté nere ai piedi. Corrado le passò una mano tra i riccioli leggermente scompigliati che la rendevano ancora più attraente. La sentì armeggiare con i pantaloni del suo pigiama.
"Che fai?"
"Secondo te cosa sto facendo?" disse Laura.
La mattina Corrado uscì lasciando la moglie che dormiva. Non era dell'umore giusto.
Lei si alzò tardi. UscÌ riluttante dalla vasca, pensando alla serata precedente. Era stata bene, si disse.
Seguì un ricordo imbarazzato. Arrossì. Si propose di imparare e pensò a Corrado.
Si avvolse l’asciugamano intorno al corpo e si accinse ad asciugare la massa bruna che aveva al posto dei capelli. Posò il phon. Mosse la mano e si cercò.
Mezz’ora dopo sistemava il trucco, applicando un ombretto marroncino sulla palpebra e finendo con una linea di eyeliner e un doppio strato di mascara. Finiti gli occhi, passò alle labbra che esaltò con un rossetto color prugna. Infilò le décolleté nere in vernice e si accostò allo specchio con sguardo critico. Indossò un semplice ed elegante tubino nero che evidenziava i punti giusti. Si fermava poco più su delle ginocchia. I capelli danzavano morbidi sulla schiena e le spalle. Si sentì bella. Prese le chiavi dell'automobile e il telefonino del marito.
Corrado non capì più niente. Non percepì nemmeno il proprio pianto, ma eccolo lì, causato dalla rabbia, dall’indignazione, dall’odio.
Quando Paolo entrò in sala quasi si scontrò col Rossi, un collega. Paolo vide i fogli in terra, sparpagliati, quasi che il suo amico si fosse messo a giocare come un piccino.
Vide Corrado piegato su se stesso, il volto coperto da entrambe le mani. "Cos’è successo?" gli chiese. Non ottenne risposta. Raccolse i i fogli, li riordinò, cercando di comprendere che cosa avesse scatenato quell’attacco d’ira.
Corrado alzò lo sguardo. Si accorse di avere gli occhi umidi e li asciugò con il dorso della mano. "So con chi mi tradisce Laura." affermò.
Paolo, rispose col cuore in tumulto "Perché dici così? Cosa vuoi dire?"
Corrado non rispose. Si alzò di scatto, iniziò ad andare avanti e indietro per la sala, furioso.
Paolo divenne inquieto. Si chiese come lo avesse saputo. Disse: "È colpa mia? È questo che stai dicendo? Io non potevo sapere che..?"
Corrado si voltò di colpo. Era sconvolto, la sua espressione non sembrava umana. "Paolo! Ma che cazzo stai dicendo?"
"Sai bene cosa intendo." Gli rispose. "Cosa facciamo? Siamo amici. Litigando finiremmo solo per peggiorare le cose."
Corrado lo guardò confuso, agitò le braccia verso il soffitto. "Le cose non possono essere peggio di così. Non mi importa più di niente. Ma perché dovremmo litigare noi due? È mia moglie che mi ha reso cornuto! Tu non mi hai fatto nulla."
Nel sentire quella frase, Paolo ammutolì. Guardò il suo amico, il volto stravolto, i capelli scarmigliati, e sentì la vertigine del disgusto. Aveva scopato la moglie del suo migliore amico e lui lo perdonava. Voleva stare da solo, pensare in silenzio. Non intendeva andare avanti a discutere con lui. Ma una frase gli uscì dall’anima.
"La colpa è tua, Corrado. Non sei stato in grado di prenderti cura di tua moglie."
Fu un attimo. Corrado strappò dalle mani di Paolo i fascicoli e li gettò sul pavimento. Fu a un passo dal tirargli un pugno, ma volle concentrarsi sulla parte che più lo aveva irritato.
"Stai solo buttando merda su di me. Perché la difendi?"
Paolo tornò improvvisamente tranquillo. Una reazione naturale del suo carattere, che tendeva a cercare la calma quando le cose si complicavano. "Non difendo nessuno e non metteremo in discussione nessuno, amico mio. Sono certo che i problemi tra te e tua moglie si risolveranno. Ma, amico mio, chi è stato con lei quali colpe ha?"
Corrado lo fissò: "Cosa vuoi dire con questo?"
"Tua moglie è... sarà sicuramente una donna bella, e..."
Corrado fece cenno di no con la testa. Stava impazzendo. Provò la sensazione che l'amico gli parlasse come se nascondesse un qualche segreto, anche se non entrava nel merito. Erano entrambi nervosi, e non comprendeva perché lo fosse anche Paolo. Decise di non chiedere niente, anche se questo non cancellò in lui la sensazione di un tradimento.
"Paolo, hai ragione, amico mio. Non sono stato in grado di proteggere il mio matrimonio. È la più grande sconfitta della mia vita."
"La tua sconfitta è... che hai posto il cazzo in naftalina. Sembravi un cane in calore quando andavamo insieme a caccia di fica. Ora..."
"Cosa vuoi, mi sono innamorato di Laura e..."
"Succede. Uno si innamora e rincoglionisce. Ma cazzo! Questa cosa non deve mandarti fuori di testa. O almeno non per tanto tempo."
Corrado serrò le labbra e sul suo viso comparve una minaccia di pianto, che però trattenne. "Questa notte, lei è tornata alle Tre, Paolo. Abbiamo avuto una discussione. Ci siamo detti cose orribili. Però, dopo, abbiamo fatto l'amore."
A Paolo crollò il mondo. "Cose orribili? Cos’è successo? Ti ha detto con chi è stata?"
Corrado era come addormentato, privo di riflessi. "Volevo solo chiederle perché mi stava mentendo." disse.
"In che senso ti stava mentendo?"
"Mi aveva detto che era uscita con le amiche, ma non era vero. Io ero a casa a piangere e lei trombava."
"Lei trombava". Le parole risuonarono nella testa di Paolo. Chiuse gli occhi, immaginando di stringere ancora fra le sue braccia il corpo sodo della donna. Si immaginò mentre la sollevava sul bordo della scrivania, facendosi spazio tra le sue cosce. Sentì la dura pressione del suo cazzo attraverso i pantaloni.
"Che cazzo ti prende, Paolo?" Lui sobbalzò. Respirava affannosamente ed era così eccitato che era sicuro che il suo viso fosse rosso fuoco. Si sentì scoperto dall'amico. Deglutì e un barlume di senso di colpa gli attraversò lo sguardo mentre incrociava quello di Corrado.
Impallidì ma sostenne lo sguardo dell'amico. Gli disse: "Dimmi che sbaglio. Vorresti ripagare tua moglie con la stessa moneta."
Corrado sospirò pesantemente. Poi, sorrise compiaciuto. "Per favore, amico mio, chiedi alla tua amante se ha un'amica. La scoperò così violentemente da farle vedere le stelle."
Paolo annuì. "Ma dovrai aspettare." Decisero di andare per un caffè.
Il cielo non presentava nemmeno una nuvola e alle dieci il termometro era già sui diciotto gradi. Quando Laura parcheggiò l'automobile difronte l'ufficio di Corrado, la città splendeva nella luce del mattino. In giro c’era la solita gente.
Laura scese e si incamminò verso l'ingresso. Entrò nella hall. Sentì qualcuno pronunciare il suo nome.
"Laura!" Lei guardò in direzione di un uomo che la salutava con la mano e le faceva segno di avvicinarsi.
Lui aprì le braccia. "Ma guardati! Sei uno splendore!" le disse, con un sorriso giovale dipinto sul volto spigoloso.
Laura si ritrovò davanti la persona che meno si aspettava di vedere.
"Cosa ci fai qui? Se mio marito ti vede, ti uccide. Sarà meglio che te ne vada, ci sono già stati abbastanza casini."
Avvertì una mano sotto al suo braccio. Percepì uno sguardo complice. "Laura, io lavoro qui. Devo farti conoscere una persona."
"Io non penso sia una buona idea." I piedi non le si spostarono di un centimetro.
"Al contrario, io trovo che sia una buonissima idea. Non controbattere. Vieni e basta! E sorridi, per piacere." esclamò serio, tenendo salda la presa.
Laura annuì in una conciliante rassegnazione e lo seguì con il batticuore. Inspirò a fondo per calmare i battiti impazziti.
"Amore, non mi presenti la tua amica?" Laura si girò verso quella che per lei era solo una sconosciuta. Si trovò difronte una bella donna sui trent'anni, bionda con i capelli lunghi e lisci. Occhi grandi e verdi. Era soltanto un po' più bassa di lei. "Cara, lei è Laura, frequentiamo lo stesso corso di nuoto."
Fu in quell'istante che Paolo e Corrado uscirono dall'ascensore, e si trovarono nella hall affollata. La scena che ebbe difronte era così potente e inusuale che Paolo si fermò per qualche secondo a guardarla ipnotizzato. Si sfregò gli occhi e pensò che fosse assurdo. Non poteva essere lei. Non lì. Non adesso.
Avanzò di un passo, poi si fermò senza fiato: nessuno dubbio. Lei, in piacevole conversazione col Rossi e con una bruna niente male.
Lo riconobbe. Arrossì lievemente per un solo istante. Fu chiaro a tutti e due che avrebbero finto di non conoscersi. I suoi occhi si posarono sulla bruna. Poi sul Rossi. Nuovamente sulla bruna. Scopano, si disse.
I suoi pensieri stavano facendo le bizze. Non avrebbe concluso niente così, pensò. Si massaggiò le tempie e cercò di concentrarsi su Corrado. Da lì a poco, gli avrebbe presentato la moglie. Avrebbe dovuto fingere di non conoscerla.
Corrado sorrise, vedendola. Rispetto a quel mattino il suo umore era notevolmente migliorato, c'erano stati progressi grazie a Paolo. Presto avrebbe avuto l’opportunità di ricambiare Laura, in affari con quel porco. Una sensazione di nausea si insinuò in lui vedendolo. La vinse. Cercò di dare un senso ai suoi sentimenti. Stranamente, non aveva mai pensato che Laura potesse avere un altro uomo. Avrebbe dovuto aspettarselo. E ora? Non ne aveva idea. Fare finta di niente? E poi? Si riscosse. Paolo lo stava aspettando. Lo vide strano. Aveva il viso acceso. Non gli avrebbe detto nulla. Cercò di sorridere a tutti. Non fu così difficile.
"Cara, desidero che tu conosca Paolo La Gratta, mio carissimo amico."
Paolo inorridì. Si mosse come in trance allungando la mano verso si lei. Lei lo guardò con stupore.
"Ehi! Piacere, Laura sono io." Si girò di scatto verso la bruna. Era scioccato dalla propria stupidità e sconcertato. Rossi!
"Te ne stai già andando?" chiese lui.
"Secondo te?"
"Volevo solo bere qualcosa."
"Peccato. Puoi sempre portare tua moglie a bere qualcosa."
Lui annuì. Lo fece per orgoglio, per non sembrare un cretino a cui hanno fregato la torta che se ne va con la coda tra le gambe. Si accorse di Laura che lo guardava. "Ce ne andiamo?"
"Adesso?"
"Non vuoi scopare?" Lei aprì le braccia per sottolineare l’incongruenza della domanda. Aveva voglia di sesso, si dimostrò determinata e lui la lasciò fare.
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